venerdì 6 novembre 2009

Ruiner - Hell Is Empty

Vi è mai capitato tra le mani un sampler di una qualche etichetta? io mi ostino a scaricarli tutti, anche se nel 99% dei casi la roba che c'è sopra fa cacare, e in più mi risulta difficile giudicare un gruppo mai sentito, basandomi su una sola canzone... Con il sampler bridge 9 però ho scoperto sti Ruiner, che sono proprio fichi. Fanno quell' hardcore nuovascuolaboston che piace tanto a me. E siccome i modern life is war si sono sciolti e pure gli have heart.. ecco, cominciavo a sentire la mancanza di un disco cosi.
Quindi se non l'avete capita: Hell Is Empty, non è un disco per tutti. Fanno quell'hardcore che sa di "genuino", dove il "tiro"vero e proprio, è dato dalle dinamiche, dai cambi di tempo e nella perfetta sintonia che c'è tra chitarre voce e sezione ritmica. Niente metal, niente accordature in bu minonre alla salyer, niente, per capirci, di quello che va per la maggiore adesso. A me sta roba sa comunque di calci in culo a tutti...

Pardon my apathy
And my articulation
With cheap childish phrases
But I hate the excuses
I give this nothing more
Then these two words
Fuck it
Don't Care

www.myspace.com/ruiner

giovedì 5 novembre 2009

Every time I die - New Junk Aesthetic

New Junk Aesthetic, ultimo gioiellino firmato Every time I die, è uno dei migliori album che mi sono passati tra le mani di recente; la linea è quella già conosciuta negli album precedenti (The big dirty e Gutter phenomenom) ma è bene spiegare a cosa oramai mi hanno reso dipendente gli Every time I die: stiamo parlando di un ottimo mix di un rock’n’roll e hardcore, hard rock con qualche spruzzatina di metal-core, atmosfere “southern” bastardizzate in chiave moderna…Buffalo Bill che prende a calci un amplificatore facendo headbanging, non so se ho reso l’idea…stiamo parlando di roba del genere.

Detto questo, New Junk Aesthetic si apre stavolta con una traccia, Roman Holiday, diversa dal resto dell’album: tempi rallentati, chitarre che sparano 4 accordi in croce ma che riescono a creare quell’atmosfera di attesa per le canzoni successive le quali arriveranno come veri e propri proiettili alle orecchie di chi ascolta. Infatti, in canzoni come The marvelous slut o Who invented the russian soldier, la voce graffiante e sempre in tensione non lascia un attimo di tregua e bene si incastra con una sezione ritmica, per nulla scontata, sempre in grado di rendere originali le melodie offerte dalle chitarre. Una delle migliori canzoni, assieme alla fantastica traccia conclusiva dell’album Goddamn kids these days (da ascoltare!) e la spettacolare canzone numero nove Host disorder, è Wanderlust: un perfetto incontro di potenza metallica associata ad un cantato rock’n’roll piuttosto sconsolato ma melodico, canzone sulla quale gli Every time I die ci hanno fatto anche un video. Dopo aver incassato ancora mazzate con For the record e White smoke si arriva a Turtles all the way down che arresta per un po’ il batticuore creato sino a questo punto, per regalarci atmosfere di rock più aperto e con un retrogusto piuttosto sinistro in stile horror da drive-in, degna di nota anche la furia di After one quarter of a revolution, e che rivoluzione sia a stò punto! Concludo: in un mare di roba che si assomiglia tutta gli Every time I die ci regalano sempre una boccata di originalità ben interpretata, forse quest’album non suona molto differente dal precedente ma suona dannatamente alla grande.

domenica 1 novembre 2009

Slayer + The Haunted: da Alcatraz non si scappa!


Segnalo una notizia buona ed una cattiva.
La notizia buona è che a Dicembre gli Slayer, accompagnati da i The haunted (yeah!), faranno due date nel belpaese; fa sempre piacere vedere dal vivo questi mostri sacri del metal, anche se ad un primo ascolto (è in streaming sulla loro pagina myspace) dell’ultimo “World painted blood” le cose che convincono devo dire che non sono molte.

Comunque l’accoppiata con Peter Dolving & Co. è da panico.
La notizia cattiva è che faranno si due date…ma nello stesso posto: Alcatraz di Milano, 9 e 10 Dicembre!Ora, non capisco queste stronzate “made in Italy”, forse ci saranno validi motivi…mah.Qualcuno me li spiega? I fans da Roma in giù comunque ringraziano.

venerdì 23 ottobre 2009

Live Kult: CONVERGE

frama(per gli amici om'e mmerda) trovò questa cosa qui che vale la pena di vedere se vuoi finalmente capire qual'è il meglio gruppo hardcore/math/grind/metal al mondo.

venerdì 16 ottobre 2009

Teenage Bottlerocket - They Came From the Shadows

Bon, dopo gli ottomila post di robaccia violenta, vi consiglio di ascoltarvi qualcosa di più orecchiabile, che senno mi mettete sotto la prossima nonnina che vi attraversa la strada.
I TBR per esempio... Fanno punk rock, di quello semplice, quattro accordi e tre voci a fare ritornelli, minimo. Sono il gruppo che chiamerei per un bel party. Quelli che alle prove tipo si guardano e dicono: "mmmh.. la rifarei più veloce questa". Ecco, e secondo me ci sanno fare: quasi tutte le canzoni entrano in testa al primo ascolto, con quei ritornelli da fischiettare mentre ti prepari la colazione o ti scoli una birra al party. Talmente fiqui che piacerebbero anche alla nonnina che volevi mettere sotto poco fa..

www.myspace.com/teenagebottlerocket

martedì 13 ottobre 2009

Raised Fist - Veil of Ignorance

Ma che cavolo avranno in Svezia? Un attitudine più portata alla musica? Creatività? I mezzi (money) e le strutture per partorire roba di qualità? Probabilmente un po’ di tutto questo…fattostà che anche sto album dei Raised Fist spacca a stecca.

La prima traccia di questo Veil of ignorance, Friends and Traitors, ha un giro potente e ritmato ed un ritornello il cui cantato, orecchiabile, parla della loro attitudine come band e invita la gente a guardarsi dagli stronzi che sono sempre dietro l’angolo, ne hanno fatto anche un video; passando dalla seconda canzone They can’t keep us down molto immediata e veloce si arriva a Wounds, canzone melodica, dove delle chitarre distorte appena appena accompagnano la voce in un incipit che forse, le prime volte, farà un po’ storgere il naso ma che poi diventa accettabile anche in vista di una chiusura di canzone piuttosto pesante. Afraid è sicuramente una delle mie canzoni preferite, ritmo hc in levare serratissimo fino a 1:20 per chiudere con quello che dal vivo credo sarà un macello sotto il palco, ascoltare per credere; sulla stessa linea, per via di aggressività, la stupenda Never Negotiate che, assieme alla riflessiva Words and phrases fanno capire che quello che stai ascoltando non viene dagli USA. Ed è proprio in episodi come quest’ultima (Words and phrases ) o nella calma di My last day che viene esaltata l’ottima prova della voce, la quale si sposta varie volte dal suo tono abituale accenando qualcosa di più melodico ma senza perderci in cattiveria. In chiusura Out, canzone strumentale nella quale non sfigurerebbe qualche cantato di Serj Tankian. Ancora una volta i Raised Fist, insomma, potenza e genuinità elevate al cubo ma anche, in questo Veil of Ignorance, qualche melodia e variazione dagli standard in più…non resta che aspettarli sotto un palco, magari quello di Mezzago il 24 Ottobre? Credo ci sarò, con tutto il mio entusiasmo.

domenica 11 ottobre 2009

Strung Out - Agents of the underground

Correva l’anno 2000 quando ho visto per la prima volta dal vivo gli Strung Out: a quel tempo era appena uscito The element of sonic defiance, l’album precedente era stato Twisted by design e il lavoro successivo sarebbe stato An american paradox…a pensarci mi vien la pelle d’oca, perchè credo che quelli siano i loro 3 album da avere.
In questo Agents of the underground c’è qualcosina di più rispetto ai due album precedenti (Exile in oblivion e Blackhawks over Los Angeles) nel senso che il sound mi sembra un po’ più solido e potente, il riffing di chitarra meno scontato e ci sono dei passaggi piuttosto accattivanti anche nella ritmica. Fra le tracce degne di nota includerei la traccia di apertura Black Crosses ( ma la prima canzone di ogni cd degli Strung out è sempre stata più o meno fica, percui non conta...),poi Agents of the underground caratterizzata da un attacco potente e una voce un po’ più incazzata rispetto al resto del cd, Jack Knife che ha dei passaggi molto buoni fra le varie parti e un intro metalleggiante così come i cambi di ritmo in Dead Spaces.
Le due grosse pecche di quest’album, ma anche dei lavori post 2002, sono la voce e la uniformità delle canzoni. La voce nel senso che Jason sembra avere esaurito le melodie: è troppo prevedibile, abbastanza piatta e qualche volta sminuisce alcune parti che invece sarebbero molto valide strumentalmente. L’altra pecca è l’uniformità delle canzoni: basta prendere, per esempio, un album come An American Paradox dove ci potevi trovare canzoni cattive (Razor sex) e canzoni più soft (Satellite, Alien Amplifier…), canzoni un po’ sperimentali (Unkoil) e canzoni più dirette e lineari (Lubrificating the revolution, Contender…) era vario insomma; qui invece suona tutto allo stesso modo, come se non ci fossero più distinzioni fra le caratteristiche delle varie canzoni e fosse un unico tappeto sonoro diviso in tracce.
Vabbè dai...forse è una piccola rinascita (con la "r" minuscola comunque) diciamo così, ma la nostalgia di tempi passati rimane tanta.

3 ALBUM PER SALVARTI DALLA NOIA.

Il palinsesto televisivo è così palloso. Dovremo aspettare fino a gennaio per vedere se Jacob di Lost è effettivamente morto e capire come mai c'è un Locke vivo e un Locke morto. La pigrizia ci fa evitare palestre e tutto ciò che si avvicina all'attività fisica. Cosa resta? Di cosa abbiamo bisogno noi GIOVANI (e belli) per riempire la nostra inutile vita post adolescenziale proiettata verso i trenta? Musica dude. Nient'altro. Ecco come salvarvi dalla noia e dal catechismo.


CONVERGE – 'AXE TO FALL'

La domanda è sempre la stessa: come è possibile che ogni album dei 4 di Boston sia fottutamente fantastico? Dopo aver sbavato per Jane Doe, You Fail Me e No Heroes, ecco Axe To Fall. Registrazione perfetta, classica attitudine math-core tipica Converge che scaricano tutta la loro potenza nelle nostre povere orecchie. Basta ascoltare la prima canzone, Dark Horse, forse la più bella dell'album, per rendersi conto di trovarsi davanti all'ennesima pietra miliare del rock. Da ascoltare dopo la cacca mattutina. Ti cambia la giornata.

MARIACHI EL BRONX

Ricordate i The Bronx? Bene, dimenticateli. Immaginateli alle prese con la colonna sonora del sequel di Once Upon A Time In Mexico di Rodriguez. Suoni da mariachi uniti alla voce di Matt Caughthran, che si rivela essere un grande cantante. Un album inaspettato, ma strepitosamente originale e fuori dagli schemi. Da ascoltare sul divano, sorseggiando sangria dopo aver ascoltato l'ennesima stronzata di Vittorio Feltri

ORCHID – 'DANCE TONIGHT! TOMORROW REVOLUTION!'

I principali esponenti dello screamo. Dopo di loro il resto. Stiamo parlando delgli Orchid, quartetto del Massachusetts, scioltosi nel lontano 2002, che ha avuto l'onore di gettare le basi delllo screamo odierno. Sono i Johnny Cash del country, i Minor Threat dell'hardcore. Violenza pura condita da digressione proprie dell'alternative. Un mix letale ma perfetto in ogni sfacettatura. Un album da avere, da ascoltare e da inserire nello scaffale sotto la lettera S di Storia. Da ascoltare dopo aver litigato con la fidanzata perchè una tua ex delle medie ha commentato il tuo status di facebook.

http://www.myspace.com/converge

http://www.myspace.com/thebronx

http://www.youtube.com/watch?v=WyObVHlvaXk


giovedì 24 settembre 2009

Poison the Well - The Tropic Rot

Dopo lo stop di qualche anno, dovuto più che altro ai cambi di formazione ed etichetta, tornano produttivi al 100% i PTW, arrivando al secondo album nell' arco di due anni scarsi.
"Versions" uscito nel 2007, era di per se una bomba, soprattutto per i suoni più ricercati e il songwriting più maturo; spostava il tiro dal metal-core/post-hardcore, verso un suono più rock e più elaborato."The Tropic Rot", conferma di fatto il cambio di marcia e porta alla luce appieno le capacità di questi nuovi PTW, lasciando indietro chi voleva il buon vecchio chugga chugga metalcore stra scontato (che ormai lo suona pure il figlio 12enne della milf che sta nell'appartamento accanto...). Resta comunque garantito quel sapore di violenza misto a disperazione, che caratterizza un po' tutti i loro dischi, dato dalle chitarre ancora più cupe e batteria profonda, a ricreare un muro che ti si schianta in fronte.
L'apertura del disco è affidata a "exist underground" pezzo lento con chitarre apertissime, e melodie spezzate di punto in bianco dall' incredibile voce di Jeffrey Moreira. Il disco continua con "sparks it will rain" che ha un piglio più rock se volgiamo, uno dei miei pezzi preferiti. Con "pamplemousse" e "when you loose i lose as well" provano a sperimentare con arrangiamenti un po' insoliti, voce pulita e aperture melodiche. "antartica inside me" è un pezzo strutturato per mettere l'ansia, i cambi di ritmo mi hanno fatto perdere lucidità. Altro pezzo degno di nota è "makeshift clay you" con un tu-pa-tu-pa che dal vivo farà la sua figura.
In sostanza, a mio parere un gran disco che merita di essere ascoltato per bene e studiato per capirne le più oscure sfumature, perché è il caso di dirlo, qui il primo boccone è duro a mandar giù..
Pare che suonino niente meno che al sabotage bar di Vicenza il 30 ottobre... mica male, dal momento che è a meno di un'ora da casa.

mercoledì 2 settembre 2009

cronaca di un concerto perfetto

Un estragon pieno a metà, che urla una canzone dietro l'altra. Un gruppo sul palco che non sbaglia un colpo: precisi, perfetti, emozionanti. The Get Up Kids. Chi ha queste parole nel cuore era probabilmente a pochi metri da me, domenica scorsa e, come me, stava urlando una canzone dietro l'altra. In alcuni momenti Matthew smetteva addirittura di cantare e accennava un sorriso, quasi a voler dire "è incredibile". Eppure tutti cantavano, mani al celo, e un atmosfera che scaldava l'anima. "Holiday", e "I 'm A Lonely Dottie" tra i momenti più toccanti. Hanno fatto anche la cover dei Replacement e de Cure.. che vuoi di più?
Alla fine mi sono ritrovato senza voce, e un sorriso tipo uno che ha visto la madonna.

Volendo proprio fare i pignoli, beh, mancava "Forgive & Forget" e i dischi al merch, ma ci si può accontentare dai..

fotografie fatte da mio fratello che è molto alto e ha una macchina fotografica molto bella

domenica 19 luglio 2009

The Chariot - Wars and rumors of wars




Ammetto che è stata dura arrivare a fine cd, che sia chiaro: amo i Dillinger escape plan, qualche volta ascolto i Psyopus, con i Meshuggah mi ci addormento alla sera e non parliamo dei capolavori dei primi Norma Jean, i The Chariot mi piacciono ed ho apprezzato tantissimo il precedente lavoro The Fiancee, ma questo Wars and rumors of wars è una vera e propria serie di martellate per l’apparato uditivo. Sia come sound che è distortissimo, noise, dissonante, per nulla sintetico anzi piuttosto grezzo e sporchissimo; sia come brani che sono imprevedibili, apparentemente incompleti, un accostamento di manciate di note e grida disperate compresse fra loro, in modo forzato, che genera una sensazione di isolamento e disagio incazzato. Basta sentire le urla nel brano di apertura Teach o il finale di brani come Evolve, canzone che sembra portata a termine allo stremo delle forze prima di collassare totalmente; inutile dire comunque, che in tutto l’album è sempre presente quel tappeto di feedback e interferenze infangate quasi a voler dare l’idea che il gruppo non si regge più in piedi. Sospiri, disperazione e tempi serratissimi sono presenti in molte canzoni come Never I che si conclude a 2:44 e dopo tre secondi ricomincia solamente con batteria e una voce che fischia in lontananza…pazzi. Qualche chitarra pulita si sente nel finale di Giveth; nell’inizio di Abandon, mentra una chitarra nemmeno tanto pulita e molto riverberata suona un riff piuttosto cupo e sinistro, un’altra chitarra si accorda, si avete capito bene, si accorda…pazzi. Poi se a qualcuno piace tagliarsi i timpani allora consiglio di andare ad ascoltare la traccia numero otto, Daggers, e ascoltare tutto il finale dove una batteria cadenzata, accompagnata da un battito di mani, guida all’autodistruzione una chitarra e il suo amplificatore. Fino a quanto si può “sporcare” una traccia di chitarra in studio di registrazione The Chariot ce lo spiegano nella penultima canzone, Oversea, che riassume in 45 secondi tutto quello che è stato detto fin’ora, pazzi. L’ultimo pezzo parte con tre accordi di un pianoforte blues e finisce nella distruzione più totale. Wars and rumors of wars non è un album, è un trip che parla di 4 musicisti in debito di ossigeno che scalano una montagna e combattono per non essere divorati dai propri strumenti musicali. Grandiosi cazzari o assoluti geni? Entrambi direi.

sabato 18 luglio 2009

Death is my only friend - Death by stereo


Death is my only friend, ultimo album di una delle mie band preferite, i Death by stereo.
Una delle loro caratteristiche è quella di essere poco "etichettabili" come gruppo(è anche per questo che mi son sempre piaciuti) anche se, è facile riconoscere, nella loro musica e in quest'ultima produzione, molte influenze di tipo metal/trash, altre punk/hardcore e altre più semplicemente rock.
Metto bene in chiaro una cosa: amo tutti gli album dei DBS ma il mio preferito è Into the valley of the death.
Detto questo, posso dire che quest'ultimo lavoro risulta in linea con il precedente per la vena melodica, anzi, qui è ancora più marcata, specialmente per quanto riguarda la voce di Efrem nei vari ritornelli: viene spesso accompagnata dagli onnipresenti "UOoooooh-Oooooo-oh" dei cori come in I sing for you o in We sing today for a better tomorrow e tendenzialmente tende ad essere meno urlata o distorta.
Forse qualche ritornello eccessivamente melodico (traccia numero 4 con assolo strappamutande, ad esempio...), qualche giro di chitarra volutamente molto orecchiabile c'è e questo sarà molto chiaro a tutti sin dal primo ascolto (magari qualche pezzo vorranno passarlo alla radio chennesò...) e a proposito di melodia, la traccia numero sette, è il rifacimento di Forever and a day con pianoforte, voce, archi (synth?) e cori come se non ci fosse un domani: lacrimuccia? Non so, io preferisco l'originale.
Ok, tanta melodia, tanti girettini un pò "catchy" però... ci sono anche brani che spaccano piuttosto di brutto: parlo, oltre che della buona traccia di apertura Opening Destruction, di The ballad of Sid Dynamite, delle ottime Bread for the dead (bella la cavalcata di batteria con assolo slayeriano), Wake the dead e (forse la mia preferita) la grintosissima Welcome to my party. La stessa We sing today for a better tomorrow, citata sopra, ha un bel riffing di chitarra tirato e trash che diviene una caratteristiche delle ultime 4 o 5 canzoni dell'album, infatti, piuttosto inaspettatamente visti certi episodi stramelodici come The last song o un pò piatti come I got your back, l'album si chiude con le canzoni più tirate: oltre alla già citata Welcome to my party, Fear of a brown planet e For all my friends sparano hc da tutte le parti anche un pò old-school in certi frangenti, la prima dura meno di due minuti mentre l'ultima traccia ha detto tutto in 59 secondi. In tutto l'album ci sono assoli come se piovesse, lo smanettamento dei chitarristi è sempre apprezzato e su questo i DBS non hanno mai deluso nessuno.
Che dire in conclusione? Buon album, più lineare e prevedibile nella composizione rispetto agli altri lavori (dimentichiamoci If looks could kill...), alcune tracce ti fanno alzare le corna in cielo, altre passano un pò indifferenti all'ascolto ma il marchio di fabbrica dei DBS, che devo ancora capire bene qual'è, c'è.

giovedì 25 giugno 2009

Metallica + Lamb of God + Mastodon live @ Assago, 22 Giugno 09

Sto cercando di beccarmi dal vivo tutti i gruppi storici del panorama hard rock/metal e i Metallica mancavano nella mia breve lista.
Innanzitutto mi è dispiaciuto un pò per i Mastodon e per i Lamb of God perchè il sound è stato piuttosto penoso: suono ovattato, voce inaudibile, alti inesistenti...mi sono chiesto, in un primo momento, come potessero suonare così con l'impianto mostruoso che c'era.
Poi sono arrivati i Metallica, sound che spaccava il culo: voce ben udibile, chitarre potenti e nitide, muro di suono che faceva tremare il cuore letteralmente...mah.
Non ne sono sicuro ma credo che quando hai l'onore di andare in tour con i Metallica, anche se ti chiami Lamb of God o Mastodon non importa...l'impianto stratosferico lo usano solo i Metallica, tu non puoi, i "gruppi di supporto" possono suonare anche di merda chissenefrega, l'importante è che spacchino il culo i buoni vecchi Metalli'fuckin'ca.
A parte questa mia considerazione del tutto personale ammetto che questi 4 vecchi stronzi hanno fatto un gran concerto: hanno aperto il concerto con due brani tratti dall'ultimo Death Magnetic poi sono tornati indietro nel tempo con Disposable Heroes, The memory remains e One.
Facciamo che metto la scaletta così mi risparmio un pò di tempo:

That Was Just Your Life
The End Of The Line
Disposable Heroes
The Memory Remains
One
Broken, Beat And Scarred
My Apocalypse
Sad But True
Turn the Page
All Nightmare Long
The Day That Never Comes
Master Of Puppets
Fight Fire With Fire
Nothing Else Matters
Enter Sandman

Die, Die My Darling
Trapped Under Ice
Seek and Destroy


Credo abbiano fatto circa due ore di concerto e alla fine posso dire di essere rimasto stupito dalla precisione di esecuzione delle canzoni e anche dal fatto che alcune canzoni dell'ultimo lavoro suonano decisamente meglio dal vivo che sul cd.
Bello lo spettacolo di luci e fiamme sul palco, Seek and Destroy a conclusione dello show con palloni gonfiabili neri che invadono il palco e parterre come bombe pronte ad esplodere e il palazzetto che canta con il braccio al cielo.

mercoledì 29 aprile 2009

promemoria

Da flyer

domenica 19 aprile 2009

Concerti in breve: Walls of Jericho e Death by stereo.

Giovedì, al Latte+ di Brescia, Walls of Jericho.



Bella serata fatta di mosh e metalcore, iniziata con i tedeschi Final Prayer che hanno proposto un hardcore bello pesante in modo decisamente coinvolgente, bravi. Poi i WOJ salgono sul palco sulle note di apertura dell'ultimo album The american dream; la grande Candace si è rivelata veramente energica ma soprattutto molto alla mano con la gente. I suoni erano buoni, l'affluenza di fans anche, peccato abbiano suonato pochino.


Venerdì, sempre al Latte+ di Brescia, Death by Stereo.




Fra i gruppi di apertura del concerto il Pippo, Simone e Albe mi segnalano gli Attic ( io me li sono persi perchè sono uscito a mangiare qualcosa) gruppo da Mantova che propone una sorta di post-hc, scream che si sono distinti rispetto ad altri nella serata.
Poi Death by Stereo...finalmente, dopo anni, riesco a vederli: un mix di cattiveria, ironia e carica da far invidia a moltissimi altri gruppi più popolari rispetto a loro. Si perchè i Death by Stereo a mio avviso sono uno dei gruppi più sottovalutati nel genere...poi etichettare bene il genere che fanno non è così immediato viste tutte le influenze che si apprezzano nelle canzoni.
Hanno eseguito canzoni da tutti gli album più due canzoni nuove che saranno presenti nell'album in uscita il 14 Luglio.
Molte persone presenti al concerto, meno le persone che cantavano e pogavano sotto il palco...si vede che non fanno metal-core, grandi.

mercoledì 25 marzo 2009

Propagandhi - Supporting Caste


Sul mio calendario ho un cerchio ben marcato nel giorno del signore mercoledì 26 aprile. Alla Fucina Controvento a Venezia ci sarà il concerto dei Propagandhi, che presenteranno il loro nuovo lavoro, Supporting Caste.Ho ascoltato sul loro myspace qualche traccia del nuovo lavoro, e devo dire che i 4 canadesi si riconfermano tra i gruppi migliori della scena punk-rock, anzi di qualsiasi scena di qualsiasi mondo. Dopo aver raggiunto la perfezione con Today's Empires, Tomorrow's Ashes del 2001 (un titolo anticipa Crisi, ah, la Crisi) e averci regalato l'ennesimo capolavoro con Potemkin City Limits nel 2005, Chris Hannah e soci sconvolgono l'attenzione del sottoscritto con un album diretto e potente, come nel loro stile.
A Venezia si esibiranno con i La Crisi, ex Sottopressione, e questo show promette di entrare ad honorem tra i Perfect Day della mia vita.
essici, i cd abbili, e se sei figa dammela.


http://www.myspace.com/propagandhi

giovedì 19 marzo 2009

ah che testo!

DIE, I hope you die!

Stupid macho jerks
artsy screamo kids
idiotic sxe crap
moronic metal wimps

i hope you die
nothing else to say
you're not on my side
fuck you!

i hope you die
no fuckin' way
i'm not your friend

Hellfest rockstars
"hardcore" assholes
that's not my game
please rot alone

that's it!face it!
hardcore is about punk!
fuck your moshpits
i just want some skank
crew cust,nail polish or mo-hai-thay
fuck your trends,go away and die!

martedì 10 marzo 2009

Antares - Start Your Engine

Ho deciso di parlarvi un po' di band che conosco di persona, di gente con cui ho diviso palchi, birre e litri e litri di sudore e saliva. Cominciamo con gli Antares dall Emiglia Romagna.
Premessa: sono follemente innamorato di questi 3 stronzi. Detto ciò, il dischetto in questione è la cosa più adrenalinica che sento da anni. Velocità, tecnica e riff stronzissimi, una buona dose di sing alone e assoloni da pelle d'oca. Una miscela di punk, rock'n'roll e un pizzico di blues. Il risultato è uno speed rock che manda letteralmente ai matti. Consigliati la mattina come anti depressivo, o in macchina per sfidare gli autovelox. Degna di nota anche la copertina che fa il verso agli Stry Cats. Consigli caldamente di vederli live, poche band riescono a coinvolgere così un pubblico...

www.myspace.com/antarespeedrock

lunedì 9 marzo 2009

The Loved Ones - Distraction

La Fat Wrek e il sottoscritto sono lieti di annunciare l'uscita dell'Ep da 6 canzoni dei THE LOVED ONES. La fortuna ha fatto sì che potessi vederli dal vivo di spalla agli Strike Anywhere 2 anni fa e posso ammettere senza riserve che stiamo parlando di una delle band punk-rock migliori di sempre. Un gruppone. Questo ep esce a distanza di 2 anni dal capolavoro Keep Your Heart e riconferma l'originalità, la bravura e il TIRO (god bless the TIRO) della band, formata da ex Paint It Black e Kid Dynamite. L'ep si apre con Distracted, canzone punk-rock molto agressiva. Si arriva poi a Last Call, con un intro di pianoforte che poi sfocia sul punk melodico più devastante. Ancora una canzone, Spy Diddley, che mantiene il trend classico della band, per poi chiudere in bellezza con 3 cover, tra le cui c'è Coma Girl, stupendo brano dell'idolo Joe Strummer. Un ottimo ep, leggero e senza pretese, e un ottima band, che si conferma in studio e dal vivo una sicurezza nella cerchia di Fat Mike e affini.

giovedì 5 marzo 2009

sega d'obbligo.


confermata la data dei Social Distortion per il 13 giugno all'idroscalo a Milano.


www.socialdistortion.com

domenica 1 marzo 2009

State Of Flux

Un' ESPERIENZA dipende da tanti fattori. Emozionali, ambientali, relazionali. Ci sono serate in cui senti che niente può andare storto. Anzi, senti che tutto può andare dannatamente bene. E il concerto in questione rientra in quel tipo di esperienza. Let's go. 
Attraversato il ponte che collega Malmo a Copenhagen, io e il mio fidato compagno di viaggio ci dirigiamo con tutta fretta dalla stazione della capitale danese al Vega, il locale che ospiterà il concerto dei Bloc Party. Con nostra immensa sorpresa scopriamo che il gruppo spalla ha gia suonato (sono solo le 9), tempo di una birra e una sigaretta ed eccoli entrare. Il concerto è sold out già da un mese, guardo con ammirazione le biondone danesi e il quartetto di Londra inizia con Ares, prima canzone dell'ultimo album Intimacy. Sono scettico, non ho apprezzato molto l'ultimo lavoro della band, ma ammetto che dal vivo, vuoi per l'atmosfera, la bravura dei musicisti e la mia eccitazione, è tutta un'altra cosa. Il pubblico è molto caldo, la security mi accoglie sorridente dopo uno stage diving e i Bloc Party stanno davvero spaccando. Si sussegono canzoni che spaziano tra i 3 lavori della band, tra cui Positive Tension, Song For Clay, Like Eating Glass e Mercury. 2 bis per l'agitato pubblico e poi una trionfale chiusura con Flux. Matt Tong, il batterista, loda le bellezze locali ma ammette che la birra costa troppo. Questo è forse l'unico neo della serata. 
Che dire, perfetti e coinvolgenti, un grandissimo show.
Ora si torna in Italia, dove Dio non è lo stato ma un amico immaginario, i politici sono immuni e costruire un ponte tra 2 regioni ( non 2 stati), è un'utopia.

Adesso si va tutto dannatamente storto.

sabato 21 febbraio 2009

Lamb of God - Wrath

Un intro arpeggiato di chitarra apre il cd ( già questo è qualcosa di strano per i Lamb of God) che si trasforma pochi secondi dopo con chitarre distorte fino ad arrivare a In your words e poi tutte le altre canzoni...In tutto questo cd ho notato che la voce di Randy si cimenta in tecniche diverse di canto, più varia rispetto agli album precedenti dove era più o meno stabile sul suo growl profondo; qui invece ci sono anche tratti gridati e tratti cantati, come nel ritornello di Set to fail.
Le chitarre e la stessa composizione delle canzoni è più diretta e lineare, meno riff tecnici, meno controtempi, tutto più grezzo e diretto ed è questa la peculiarità dell'album ma, allo stesso tempo, è la cosa che forse non mi convince più di tanto: la foresta di riff intricati e di batteria in esecuzioni ragionatissime in questo album non riesco a vederla più di tanto e, chiedo, non era forse questa una delle peculiarità che caratterizzava questa band?
La cattiveria di sicuro non manca, basta ascoltare Contractor o Everything to nothing; non manca nemmeno qualche parte più melodica, si veda Grace (introdotta anch'essa da un bel pezzo di chiatarra pulitissima), poi Dead seeds ha un bel riffing ma richiama, almeno inizialmente, Redneck e mi verrebbe da dire che quella canzone, singolo dell'album precedente, un pò anticipava e racchiudeva in se molte delle caratteristiche di più brani presenti in questo ultimo Wrath.
Un finale con chitarra arpeggiata chiude l'album e a questo punto penso: "Mi sa che il pure american metal si è fatto una crociera sul Baltico ultimamente...".
Un buon album, potente, dritto ma anche molto meno "pensato" e rifinito per un gruppo peculiarmente tecnico come i Lamb of God; ascoltandolo di più magari in futuro mi prenderà maggiormente per ora mi sa di caffè decaffeinato.

giovedì 19 febbraio 2009

assassination of myself



sticazzi, è una delle mejo canzoni dell'album, e l'album è uno dei mejo del 2008, e il 2008 è mejo perché mica c'era la crisi.. eh!

il video mejo qua

mercoledì 18 febbraio 2009

do il culo a chi mi porta qua

si offre oltre al culo:
teba in versione badante
multipla anno 2008 di nicola
nokia n70 con un anno di vita, + 150 euri di ricarica e l'infinity sms appena
rinnovata di frama
morose, amanti, mamme e sorelle varie
corso gratuito di mosh, wall of death e cirle pit
collezioni di figurine di topo gigio del teba
collezione di francbolli di san marino di nicola
collezione di sgorbions di frama
ultimo ma non meno importante, autografo in olio su tela di giordano modena, noto ai più come Roberta

ci ho provato.
DIOCANE

Shuffle Is For Heroes

Capita di tanto in tanto che sul mio ipod 30 giga imposti la modalità shuffle (o brani casuali per chi crede ancora che l'italiano serva a qualcosa). E capita ogni tanto anche che tra i brani casuali spuntino delle canzoni a me sconosciute, poco ascoltate, troppo cattive, troppo pop, troppo cool, troppo sentite. Ma qualche giorno fa, durante una passeggiata col mio cagnaccio è spuntata Nickel Wound dei Texas Is The Reason. Allora torno nel menù, scorro gli artisti e tra i Talking Heads e i This Is Hell ci sono loro. Un album, Do You Know Who You Are, che ha detto tanto e ancora ha tanto da dire. Registrato e distribuito 13 anni fa, è di fatto entrato nel gotha della musica indie-emo-alternative o come cazzo volete chiamarla. Il periodo era quello giusto infatti, si usciva dal turbine grunge per ritrovare una qualche melodia pur sempre decisa e drastica, ma senza tralasciare una vena melodico-popeggiante. Formatisi nel 1994 a New York ( il nome del gruppo si riferisce ad una canzone dei Misfits e non alle loro origini ) i Texas Is The Reason annoverano tra le loro fila membri niente popodimenoche dei Shelter e dei 108. L'album contiene pezzi incredibilmente orecchiabili, conditi da digressioni anche un po' più pesanti ma sempre con una melodia di fondo classica del momento-genere in cui si è trovata la band. Pezzi indimenticabili e stupendi quali The Magic Bullet Theory, la strumentale Do You Know Who You Are e la agghiacciante Back And To The Left entrano di diritto nell'olimpo della musica americana anni '90, e sono tuttora attuali data la poca vena creativa delle band di nuova scuola. Un album testamento, unico full-leght di una band di sicuro punto di riferimento nel panorama musicale di quel rock ( inutile aggiungere etichette di vario genere) ormai imitato ma allo stesso tempo scomparso.

Consiglio anche: Jawbreaker, American Football e Sunny Day Real Estate

Più shuffle per tutti.

http://www.myspace.com/texasisthereason

martedì 17 febbraio 2009

ma la victory??

si ok.. è un po che fa le robe a cazzo, ma qua hanno pestato una gran merda.. pare infatti che una delle loro "best fachin amazin sticazzin metallo morte picchiare striscia(ovvero death thrash metal band) abbia scelto un nome azzeccato quale Wretched...
e io che ancora mi esalto per gli snapcase.. rivojo i '90s.

scusate lo sfogo. al più presto posto la recinzione dell'ultimo degli ouzo. . così posso andare a confessarmi con un peso in meno.

mercoledì 28 gennaio 2009

Shorebirds It's Gonna Get Ugly

Eh si i Latterman si son sciolti, ma fortunatamente stanno formando altri migliaia di gruppi.. tra cui questi Shorebirds. La voce è quella di Matt, quella dei Latterman appunto, e poi c'è anche un ex Jawbreaker. Anche il genere non si discosta poi molto dai Latterman: pop/punk scanzonato, sing alone a pioggia e registrazione sporca e minimale. Il risultato è un buon disco, niente miracoli sia chiaro, ma almeno niente suona scontato e iper-pompato.. anzi l'impressione è quella di sentire un demo di una band di 15enni, che sanno si e no suonare, ma i pezzi.. beh spaccano, e non è tutto: dal terzo ascolto in poi mi sono trovato a cantare tutti i ritornelli, e fischiettare le melodie di chitarra. Decisamente uno dei migliori dischi del 2008..

per sentire qualcosa:
http://www.rumbletowne.com/

lunedì 19 gennaio 2009

La Dispute "Somewhere at the Bottom of the River Between Vega and Altair"

Lo ammetto.. ultimamente scrivo poco, non ho internet a casa e quindi mi devo un po' arrangiare. Per farmi perdonare vi consiglio sto disco che ultimamente mi fa impazzire: La Dispute "Somewhere at the Bottom of the River Between Vega and Altair". Post-Hardcore/Screamo bello incasinato con voce strascicata e disperata. Si va da pezzi più strutturati con chitarre che creano atmosfere malinconiche, fino a pezzi più tiratimanontroppo. Quello che colpisce è la freschezza e l'originalità, non suonano per niente scontati, e scusate se è poco. Uno dei miei 10 album preferiti del 2008.

www.myspace.com/ladispute