Vi è mai capitato tra le mani un sampler di una qualche etichetta? io mi ostino a scaricarli tutti, anche se nel 99% dei casi la roba che c'è sopra fa cacare, e in più mi risulta difficile giudicare un gruppo mai sentito, basandomi su una sola canzone... Con il sampler bridge 9 però ho scoperto sti Ruiner, che sono proprio fichi. Fanno quell' hardcore nuovascuolaboston che piace tanto a me. E siccome i modern life is war si sono sciolti e pure gli have heart.. ecco, cominciavo a sentire la mancanza di un disco cosi.
Quindi se non l'avete capita: Hell Is Empty, non è un disco per tutti. Fanno quell'hardcore che sa di "genuino", dove il "tiro"vero e proprio, è dato dalle dinamiche, dai cambi di tempo e nella perfetta sintonia che c'è tra chitarre voce e sezione ritmica. Niente metal, niente accordature in bu minonre alla salyer, niente, per capirci, di quello che va per la maggiore adesso. A me sta roba sa comunque di calci in culo a tutti...
Pardon my apathy
And my articulation
With cheap childish phrases
But I hate the excuses
I give this nothing more
Then these two words
Fuck it
Don't Care
www.myspace.com/ruiner
venerdì 6 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
Every time I die - New Junk Aesthetic
New Junk Aesthetic, ultimo gioiellino firmato Every time I die, è uno dei migliori album che mi sono passati tra le mani di recente; la linea è quella già conosciuta negli album precedenti (The big dirty e Gutter phenomenom) ma è bene spiegare a cosa oramai mi hanno reso dipendente gli Every time I die: stiamo parlando di un ottimo mix di un rock’n’roll e hardcore, hard rock con qualche spruzzatina di metal-core, atmosfere “southern” bastardizzate in chiave moderna…Buffalo Bill che prende a calci un amplificatore facendo headbanging, non so se ho reso l’idea…stiamo parlando di roba del genere.
Detto questo, New Junk Aesthetic si apre stavolta con una traccia, Roman Holiday, diversa dal resto dell’album: tempi rallentati, chitarre che sparano 4 accordi in croce ma che riescono a creare quell’atmosfera di attesa per le canzoni successive le quali arriveranno come veri e propri proiettili alle orecchie di chi ascolta. Infatti, in canzoni come The marvelous slut o Who invented the russian soldier, la voce graffiante e sempre in tensione non lascia un attimo di tregua e bene si incastra con una sezione ritmica, per nulla scontata, sempre in grado di rendere originali le melodie offerte dalle chitarre. Una delle migliori canzoni, assieme alla fantastica traccia conclusiva dell’album Goddamn kids these days (da ascoltare!) e la spettacolare canzone numero nove Host disorder, è Wanderlust: un perfetto incontro di potenza metallica associata ad un cantato rock’n’roll piuttosto sconsolato ma melodico, canzone sulla quale gli Every time I die ci hanno fatto anche un video. Dopo aver incassato ancora mazzate con For the record e White smoke si arriva a Turtles all the way down che arresta per un po’ il batticuore creato sino a questo punto, per regalarci atmosfere di rock più aperto e con un retrogusto piuttosto sinistro in stile horror da drive-in, degna di nota anche la furia di After one quarter of a revolution, e che rivoluzione sia a stò punto! Concludo: in un mare di roba che si assomiglia tutta gli Every time I die ci regalano sempre una boccata di originalità ben interpretata, forse quest’album non suona molto differente dal precedente ma suona dannatamente alla grande.
Detto questo, New Junk Aesthetic si apre stavolta con una traccia, Roman Holiday, diversa dal resto dell’album: tempi rallentati, chitarre che sparano 4 accordi in croce ma che riescono a creare quell’atmosfera di attesa per le canzoni successive le quali arriveranno come veri e propri proiettili alle orecchie di chi ascolta. Infatti, in canzoni come The marvelous slut o Who invented the russian soldier, la voce graffiante e sempre in tensione non lascia un attimo di tregua e bene si incastra con una sezione ritmica, per nulla scontata, sempre in grado di rendere originali le melodie offerte dalle chitarre. Una delle migliori canzoni, assieme alla fantastica traccia conclusiva dell’album Goddamn kids these days (da ascoltare!) e la spettacolare canzone numero nove Host disorder, è Wanderlust: un perfetto incontro di potenza metallica associata ad un cantato rock’n’roll piuttosto sconsolato ma melodico, canzone sulla quale gli Every time I die ci hanno fatto anche un video. Dopo aver incassato ancora mazzate con For the record e White smoke si arriva a Turtles all the way down che arresta per un po’ il batticuore creato sino a questo punto, per regalarci atmosfere di rock più aperto e con un retrogusto piuttosto sinistro in stile horror da drive-in, degna di nota anche la furia di After one quarter of a revolution, e che rivoluzione sia a stò punto! Concludo: in un mare di roba che si assomiglia tutta gli Every time I die ci regalano sempre una boccata di originalità ben interpretata, forse quest’album non suona molto differente dal precedente ma suona dannatamente alla grande.
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domenica 1 novembre 2009
Slayer + The Haunted: da Alcatraz non si scappa!
Segnalo una notizia buona ed una cattiva.
La notizia buona è che a Dicembre gli Slayer, accompagnati da i The haunted (yeah!), faranno due date nel belpaese; fa sempre piacere vedere dal vivo questi mostri sacri del metal, anche se ad un primo ascolto (è in streaming sulla loro pagina myspace) dell’ultimo “World painted blood” le cose che convincono devo dire che non sono molte.
Comunque l’accoppiata con Peter Dolving & Co. è da panico.
La notizia cattiva è che faranno si due date…ma nello stesso posto: Alcatraz di Milano, 9 e 10 Dicembre!Ora, non capisco queste stronzate “made in Italy”, forse ci saranno validi motivi…mah.Qualcuno me li spiega? I fans da Roma in giù comunque ringraziano.
venerdì 23 ottobre 2009
Live Kult: CONVERGE
frama(per gli amici om'e mmerda) trovò questa cosa qui che vale la pena di vedere se vuoi finalmente capire qual'è il meglio gruppo hardcore/math/grind/metal al mondo.
venerdì 16 ottobre 2009
Teenage Bottlerocket - They Came From the Shadows
Bon, dopo gli ottomila post di robaccia violenta, vi consiglio di ascoltarvi qualcosa di più orecchiabile, che senno mi mettete sotto la prossima nonnina che vi attraversa la strada.
I TBR per esempio... Fanno punk rock, di quello semplice, quattro accordi e tre voci a fare ritornelli, minimo. Sono il gruppo che chiamerei per un bel party. Quelli che alle prove tipo si guardano e dicono: "mmmh.. la rifarei più veloce questa". Ecco, e secondo me ci sanno fare: quasi tutte le canzoni entrano in testa al primo ascolto, con quei ritornelli da fischiettare mentre ti prepari la colazione o ti scoli una birra al party. Talmente fiqui che piacerebbero anche alla nonnina che volevi mettere sotto poco fa..
www.myspace.com/teenagebottlerocket
I TBR per esempio... Fanno punk rock, di quello semplice, quattro accordi e tre voci a fare ritornelli, minimo. Sono il gruppo che chiamerei per un bel party. Quelli che alle prove tipo si guardano e dicono: "mmmh.. la rifarei più veloce questa". Ecco, e secondo me ci sanno fare: quasi tutte le canzoni entrano in testa al primo ascolto, con quei ritornelli da fischiettare mentre ti prepari la colazione o ti scoli una birra al party. Talmente fiqui che piacerebbero anche alla nonnina che volevi mettere sotto poco fa..
www.myspace.com/teenagebottlerocket
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martedì 13 ottobre 2009
Raised Fist - Veil of Ignorance
Ma che cavolo avranno in Svezia? Un attitudine più portata alla musica? Creatività? I mezzi (money) e le strutture per partorire roba di qualità? Probabilmente un po’ di tutto questo…fattostà che anche sto album dei Raised Fist spacca a stecca.
La prima traccia di questo Veil of ignorance, Friends and Traitors, ha un giro potente e ritmato ed un ritornello il cui cantato, orecchiabile, parla della loro attitudine come band e invita la gente a guardarsi dagli stronzi che sono sempre dietro l’angolo, ne hanno fatto anche un video; passando dalla seconda canzone They can’t keep us down molto immediata e veloce si arriva a Wounds, canzone melodica, dove delle chitarre distorte appena appena accompagnano la voce in un incipit che forse, le prime volte, farà un po’ storgere il naso ma che poi diventa accettabile anche in vista di una chiusura di canzone piuttosto pesante. Afraid è sicuramente una delle mie canzoni preferite, ritmo hc in levare serratissimo fino a 1:20 per chiudere con quello che dal vivo credo sarà un macello sotto il palco, ascoltare per credere; sulla stessa linea, per via di aggressività, la stupenda Never Negotiate che, assieme alla riflessiva Words and phrases fanno capire che quello che stai ascoltando non viene dagli USA. Ed è proprio in episodi come quest’ultima (Words and phrases ) o nella calma di My last day che viene esaltata l’ottima prova della voce, la quale si sposta varie volte dal suo tono abituale accenando qualcosa di più melodico ma senza perderci in cattiveria. In chiusura Out, canzone strumentale nella quale non sfigurerebbe qualche cantato di Serj Tankian. Ancora una volta i Raised Fist, insomma, potenza e genuinità elevate al cubo ma anche, in questo Veil of Ignorance, qualche melodia e variazione dagli standard in più…non resta che aspettarli sotto un palco, magari quello di Mezzago il 24 Ottobre? Credo ci sarò, con tutto il mio entusiasmo.
La prima traccia di questo Veil of ignorance, Friends and Traitors, ha un giro potente e ritmato ed un ritornello il cui cantato, orecchiabile, parla della loro attitudine come band e invita la gente a guardarsi dagli stronzi che sono sempre dietro l’angolo, ne hanno fatto anche un video; passando dalla seconda canzone They can’t keep us down molto immediata e veloce si arriva a Wounds, canzone melodica, dove delle chitarre distorte appena appena accompagnano la voce in un incipit che forse, le prime volte, farà un po’ storgere il naso ma che poi diventa accettabile anche in vista di una chiusura di canzone piuttosto pesante. Afraid è sicuramente una delle mie canzoni preferite, ritmo hc in levare serratissimo fino a 1:20 per chiudere con quello che dal vivo credo sarà un macello sotto il palco, ascoltare per credere; sulla stessa linea, per via di aggressività, la stupenda Never Negotiate che, assieme alla riflessiva Words and phrases fanno capire che quello che stai ascoltando non viene dagli USA. Ed è proprio in episodi come quest’ultima (Words and phrases ) o nella calma di My last day che viene esaltata l’ottima prova della voce, la quale si sposta varie volte dal suo tono abituale accenando qualcosa di più melodico ma senza perderci in cattiveria. In chiusura Out, canzone strumentale nella quale non sfigurerebbe qualche cantato di Serj Tankian. Ancora una volta i Raised Fist, insomma, potenza e genuinità elevate al cubo ma anche, in questo Veil of Ignorance, qualche melodia e variazione dagli standard in più…non resta che aspettarli sotto un palco, magari quello di Mezzago il 24 Ottobre? Credo ci sarò, con tutto il mio entusiasmo.
domenica 11 ottobre 2009
Strung Out - Agents of the underground
Correva l’anno 2000 quando ho visto per la prima volta dal vivo gli Strung Out: a quel tempo era appena uscito The element of sonic defiance, l’album precedente era stato Twisted by design e il lavoro successivo sarebbe stato An american paradox…a pensarci mi vien la pelle d’oca, perchè credo che quelli siano i loro 3 album da avere.
In questo Agents of the underground c’è qualcosina di più rispetto ai due album precedenti (Exile in oblivion e Blackhawks over Los Angeles) nel senso che il sound mi sembra un po’ più solido e potente, il riffing di chitarra meno scontato e ci sono dei passaggi piuttosto accattivanti anche nella ritmica. Fra le tracce degne di nota includerei la traccia di apertura Black Crosses ( ma la prima canzone di ogni cd degli Strung out è sempre stata più o meno fica, percui non conta...),poi Agents of the underground caratterizzata da un attacco potente e una voce un po’ più incazzata rispetto al resto del cd, Jack Knife che ha dei passaggi molto buoni fra le varie parti e un intro metalleggiante così come i cambi di ritmo in Dead Spaces.
Le due grosse pecche di quest’album, ma anche dei lavori post 2002, sono la voce e la uniformità delle canzoni. La voce nel senso che Jason sembra avere esaurito le melodie: è troppo prevedibile, abbastanza piatta e qualche volta sminuisce alcune parti che invece sarebbero molto valide strumentalmente. L’altra pecca è l’uniformità delle canzoni: basta prendere, per esempio, un album come An American Paradox dove ci potevi trovare canzoni cattive (Razor sex) e canzoni più soft (Satellite, Alien Amplifier…), canzoni un po’ sperimentali (Unkoil) e canzoni più dirette e lineari (Lubrificating the revolution, Contender…) era vario insomma; qui invece suona tutto allo stesso modo, come se non ci fossero più distinzioni fra le caratteristiche delle varie canzoni e fosse un unico tappeto sonoro diviso in tracce.
Vabbè dai...forse è una piccola rinascita (con la "r" minuscola comunque) diciamo così, ma la nostalgia di tempi passati rimane tanta.
In questo Agents of the underground c’è qualcosina di più rispetto ai due album precedenti (Exile in oblivion e Blackhawks over Los Angeles) nel senso che il sound mi sembra un po’ più solido e potente, il riffing di chitarra meno scontato e ci sono dei passaggi piuttosto accattivanti anche nella ritmica. Fra le tracce degne di nota includerei la traccia di apertura Black Crosses ( ma la prima canzone di ogni cd degli Strung out è sempre stata più o meno fica, percui non conta...),poi Agents of the underground caratterizzata da un attacco potente e una voce un po’ più incazzata rispetto al resto del cd, Jack Knife che ha dei passaggi molto buoni fra le varie parti e un intro metalleggiante così come i cambi di ritmo in Dead Spaces.
Le due grosse pecche di quest’album, ma anche dei lavori post 2002, sono la voce e la uniformità delle canzoni. La voce nel senso che Jason sembra avere esaurito le melodie: è troppo prevedibile, abbastanza piatta e qualche volta sminuisce alcune parti che invece sarebbero molto valide strumentalmente. L’altra pecca è l’uniformità delle canzoni: basta prendere, per esempio, un album come An American Paradox dove ci potevi trovare canzoni cattive (Razor sex) e canzoni più soft (Satellite, Alien Amplifier…), canzoni un po’ sperimentali (Unkoil) e canzoni più dirette e lineari (Lubrificating the revolution, Contender…) era vario insomma; qui invece suona tutto allo stesso modo, come se non ci fossero più distinzioni fra le caratteristiche delle varie canzoni e fosse un unico tappeto sonoro diviso in tracce.
Vabbè dai...forse è una piccola rinascita (con la "r" minuscola comunque) diciamo così, ma la nostalgia di tempi passati rimane tanta.
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